Verso il pranzo di Pasqua e Pasquetta: fonduta di pecorino

Tradizioni millenarie che si risolvono in esiti minimi, eterni, squisiti: questo è il pecorino per la Sardegna.

Nessun’altra regione in Europa regala una vasta produzione di formaggi di pecora.

Delizie gustate in tutto il mondo. Delizie gustate in tutte le epoche.

Sardegna, isola di terra: i sardi nuragici erano guerrieri. E allevatori. Senatori e patrizi di Roma consideravano i formaggi sardi un’autentica delizia.

Quattro varietà corrispondevano ai quattro regni nel medesimo periodo storico: Sardesco, formaggio di Torres, formaggio bianco di Arborea e formaggio di Gallura. Sul mercato di Genova i dazi per l’importazione del formaggio di Torres era di tre soldi e mezzo, superiore a quella del formaggio Paramensis, “di Parma”, appunto.

Marsiglia, Napoli, Livorno e Genova importavano formaggio sardo in epoca sabauda. Le esportazioni oltre oceano, sulla stessa rotta degli emigranti, iniziarono da metà Ottocento: esportazioni di pecorino romano, oramai prodotto direttamente in Sardegna.

Un omaggio alla tradizione nel nostro menù di Pasqua e Pasquetta

la tradizione parla chiaro: le tre DOP “Sardo”, “Romano” e “Fiore Sardo” si producono con latte intero crudo di sola pecora. Solo recentemente sono state accolte quote di latte vaccino e caprino.

Nel nostro menù di Pasqua e Pasquetta abbiamo voluto rendere omaggio a questa delizia della terra sarda: tra gli antipasti, ecco il flan di zucchine e menta su fonduta di pecorino e riccioli di calamaro con salsa di peperoni.

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