«Ananas sulla pizza… sì o no?»

Fermi tutti, però: la questione è molto più complessa di così.

𝗢𝗴𝗴𝗶 𝘃𝗼𝗿𝗿𝗲𝗶 𝗰𝗼𝗻𝗳𝗿𝗼𝗻𝘁𝗮𝗿𝗺𝗶 𝗰𝗼𝗻 𝘃𝗼𝗶 𝘀𝘂 𝘂𝗻 𝗮𝗿𝗴𝗼𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗰𝗵𝗲 𝗿𝗶𝗴𝘂𝗮𝗿𝗱𝗮 𝘁𝘂𝘁𝘁𝗶 𝗴𝗹𝗶 𝗮𝗽𝗽𝗮𝘀𝘀𝗶𝗼𝗻𝗮𝘁𝗶 𝗱𝗶 𝗰𝘂𝗰𝗶𝗻𝗮.

È un grande classico: esiste, nell’arte culinaria, un’ortodossia da rispettare?

Si può banalizzare la questione riducendola ai soliti evergreen:

Un approccio facile, divertente. Ma superficiale.

Io vorrei andare più a fondo, perché per me la questione è di sostanza.

C’è un tema di qualità del risultato: il piatto deve essere 𝐛𝐮𝐨𝐧𝐨, 𝐩𝐫𝐢𝐦𝐚 𝐝𝐢 𝐭𝐮𝐭𝐭𝐨.

E poi c’è un tema di rispetto: per la materia prima, per la tradizione, per il lavoro e l’intelligenza di chi, generazione dopo generazione, ha contribuito a raggiungere quello specifico equilibrio di sapori.

Ma attenzione: rispettare la tradizione non significa replicarla in modo meccanico e seriale.

Si può fare un piatto completamente diverso dall’originale, eppure squisito e rispettoso della sua tradizione. Un omaggio, una rivisitazione, una variazione sul tema.

Si può anche fare un piatto formalmente aderente alla ricetta classica, eppure mediocre e privo di rispetto verso la tradizione che pretende di rappresentare.

Torniamo all’esempio di prima: una carbonara in cui tutti gli ingredienti sono al posto giusto, ma priva di anima ed emozione, può essere considerata “più rispettosa” rispetto a una variazione consapevole?

𝗜𝗼 𝗰𝗿𝗲𝗱𝗼 𝗱𝗶 𝗻𝗼.

E allora vi chiedo: qual è il confine tra creatività e tradizione? Quanto conta l’aderenza a una ricetta e quanto conta la capacità di interpretarla con rispetto?

Francesco


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