Sardegna, Milano: due carnevali
Due mondi opposti. Ai quali noi di Cascina Ovi siamo visceralmente legati. Due carnevali altrettanto diversi. Sardegna, Milano: quale Carnevale preferite?
Sardegna
Isola di terra, isola di mare. Millenni di civiltà pastorale. Su Carresecare: la lama affonda nella carne viva, la smembra. Trenta chili di campanaccio appesi al collo, il volto (di uomo o di donna?) nascosto dietro a una maschera di legno. I seguaci di Dioniso già strepitano: legno d’ontano, legno di pero selvatico! Sas carrigas gravano sulla schiena dei mamuthones. Un bimbo grida dalla paura. Addosso all’issohadore, bianca tanto la camicia di lino quanto la maschera; i terrificanti thurpos terrorizzano Orotelli, lo scemo del villaggio si trascina per le vie di Lula: è sporco di sangue. Mostruose pecore antropomorfe hanno antenne da cerambicide della quercia.
Milano
Avanguardia in tutto, in ritardo sul Carnevale: alla città di sant’Ambrogio va bene così. Ama fare di testa sua. Il mercoledì delle ceneri non lascia conseguenze all’ombra del Duomo: la festa, quella vera, deve ancora venire. La primavera è vicina, la piazza è gremita di gente. Niente scuola, di venerdì e di sabato grasso: tutti in coda ai carri a fare baldoria. Che stelle, che coriandoli! Sono tutti lì per lui, Meneghino, servo bonario e puntuto, fustigatore dei ricchi sotto la parrucca francese. Per lui e per Cecca, sua dolce sposa. È così dal 1848, dalle gloriose Cinque Giornate. È così da allora e così sarà per sempre: Milano che ride e si diverte, Milano zucchero e catrame.