Sardegna, l’isola creata dall’Impronta di Dio

Leggende che, dall’età nuragica, attraversano i millenni e arrivano fino a noi.

Giganti, templi megalitici, creature fatate, leggende, miti: se ne trovano tantissimi nella tradizione sarda e, nelle prossime righe, andremo alla loro scoperta.

S’Ammutadori” è uno spirito che reca asfissia e angoscia, sonnolenza e paura: tradizione impone dunque ai bambini, per evitare il suo influsso, di recitare scongiuri prima di coricarsi. Lo scongiuro si chiama “brebus”.

Meno angosciose, anzi benevole in quasi tutte le leggende loro dedicate, sono le fate – janas appunto – che, si dice, vivano o vivessero nelle Domus de Janas, tombe preistoriche scavate nella roccia.

Un’altra tradizione leggendaria tipicamente sarda è quella di “Is animeddas”, detta anche “su mortu mortu”, una ricorrenza che celebra il ricordo dei defunti. Il periodo è, naturalmente, la fine di ottobre: la ritualità consiste nell’andare di porta in porta a domandare qualche dono per le “piccole anime”, le “animeddas”, ricevendone piccoli dolci preparati in casa, come le “pabassinas” e i pani di saba. Spesso si lasciava la tavola apparecchiata per tutta la notte: un desco imbandito, appunto, per i cari estinti.

Il filo della vita, metafora molto poetica, è tessuto in continuazione da una donna, la Filonzana, simile alle parche della mitologia romana e alle moire greche. La Filonzana è anche una maschera del Carnevale sardo: il suo volto è ambiguo, talvolta maligno. La Filonzana fila un futuro infausto o meno a seconda del vino che le è offerto.

E se Atlantide altro non fosse che la Sardegna?

La Sardegna è, per definizione, terra di leggende. Qualcuno, identificando le possenti torri di Atlantide nei nuraghi che la punteggiano, ha voluto identificare la mitica isola proprio nella Sardegna.

Un’altra leggenda riguarda la storia del mirto, bacca dallo squisito aroma. A questa pianta la tradizione assegna quattro valori e quattro poteri: il buon augurio, la buona sorte, la femminilità e il potere afrodisiaco.

Un mito specifico racconta nascita nascita e origini della costa cagliaritana: si racconta che proprio gli angeli cercassero una terra ricca di amore, felicità e rispetto e, dopo aver a lungo vagato, trovarono un’isola verde in mezzo a un mare tranquillo, ricca di campi e di pascoli: vi si stanziarono. Ma le ire di Lucifero si abbatterono su di loro: scoppiò dunque una furiosa lotta tra il bene e il male nelle acque pacate del golfo. Vinsero gli angeli, guidati dall’arcangelo Gabriele e dalla sua spada. Lucifero, adirato, strappò la sella del suo destriero nero con narici infuocate e la scagliò su una collina. Nacque così la cosiddetta Sella del Diavolo, cioè il promontorio che separa, con la sua linea confondibile a forma di sella, il Poetto da Calamosca.

Ichnusa, l’Impronta di Dio

Nei tempi remoti, la Sardegna era nota anche ai naviganti greci con il nome di “Ichnusa“, “impronta”: la forma dell’isola ricorda infatti l’orma di un piede. Un dato oggettivo, sul quale si è costruita un’altra leggenda: si racconta che, in un tempo arcaico, l’umanità vivesse una vita prospera e felice abitando un unico, ricco continente, sommerso però, un giorno, dal diluvio. Dio volle salvare una piccola porzione di terra emersa, portandovi sopra il suo piede e dando  a questa terra la forma di un’impronta.

Sulla base di questa leggenda, abbiamo costruito “Impronte“, una serie di clip alla scoperta della Sardegna: potete vederle qui.


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