La dolcezza delle seadas, un “sole” sulla tavola di Natale
Le seadas sono sfoglie dolci sottili, con un cuore di formaggio e ricoperte di zucchero o miele. Soprattutto nelle zone pastorali della Sardegna, non possono mancare sulla tavola natalizia, alla fine del pranzo del 25 dicembre; ma sono prodotte ormai in tutta l’isola.
Tutte le (moltissime!) varianti sul tema possono essere ricondotte a due fondamentali paradigmi: seadas con formaggio cotto e seadas con formaggio crudo (dette anche seadas “a sa mandrona”, ossia “alla poltrona”).
Barbagia, Ogliastra, Logudoro e Gallura: le seadas nascono qui. La seada, oggi considerata un dolce, in origine poteva sostituire un secondo.
La preparazione delle seadas rispetta i richiede tempo: questa squisitezza è figlia di un tempo antico, che scorreva più lento del nostro.
Una ricetta secolare
Gli ingredienti sono semplici: semola, formaggio fresco acido (in gallurese, “pischedda”), scorza di limone grattugiata e miele. Nella ricetta originale il formaggio va fatto inacidire, lasciandolo a temperatura ambiente. È acido al punto giusto quando, riscaldato, fila.
Per la variante con formaggio cotto, il formaggio va tagliato a scaglie e squagliato in un tegamino, con poco latte affinché non si attacchi, per poi aggiungere la scorza di limone grattugiata.
Il formaggio fuso va steso su una spianatoia e non appena si raffredda si taglia a cerchietti di una quindicina di centimetri di diametro, a forma di sole. Si lavora la sfoglia (semola sarda, acqua, sale e strutto) ben fine. Sulla sfoglia si pongono i dischi di formaggio. Li si ricopre quindi con un’altra sfoglia e si fanno dei “ravioloni” tondi, eliminando bene l’aria dall’interno della seada.