Porto Flavia, dove l’ingegneria ha scavato la roccia e la natura ha creato la meraviglia
In termini di algida definizione, nell’italiano arido e tecnico di un’enciclopedia, è una struttura di servizio dell’area mineraria di Masua. E non c’è dubbio che sia così: ma quanto poco comunica, questa fraseologia asettica, dell’emozione del luogo.
Siamo nel comune di Iglesias, in quella porzione di Sardegna dal passato e in buona parte dal presente fatto di fatica e sudore: le miniere alle spalle, le Baleari laggiù, lontane, da qualche parte oltre la linea dell’orizzonte.
Porto Flavia è un sito minerario, ma non chiamatela miniera: semplicemente, perché non lo è. È piuttosto un porto d’imbarco scavato nella roccia per il materiale estratto dalle vicine, quelle sì, miniere.
Porto Flavia non ha, tecnicamente, peso: è una struttura in negativo, un miracolo ingegneristico nel quale i vuoti hanno la funzione dei pieni e i piedi hanno la funzione dei vuoti.
Due gallerie sovrapposte scavate nella roccia a picco sul mare: al loro interno scorreva un nastro trasportatore,sul quale scorrevano i materiali d’estrazione. Prima ancora, i minerali erano caricati a mano dalle piccole, caratteristiche bilancelle a vela latina.
Non più attivo dagli anni ’60, ora Porto Flavia è tra i luoghi turistici più straordinari, e amati, della Sardegna.
Bastano le foto a dimostrare il perché.