TripAdvisor? Basta Far West

Le recensioni online devono essere uno strumento di trasparenza, non una giungla senza regole.
Sono favorevole a ogni forma di trasparenza e confronto: chi fa bene il proprio mestiere non può che desiderare che il pubblico abbia la possibilità di giudicarlo con lo strumento delle recensioni. A patto che ciò avvenga a condizioni chiare e corrette.
Piattaforme come TripAdvisor permettono a chiunque di scrivere, persone che non hanno mai pranzato o cenato in quel dato locale comprese. Altre volte, la recensione proviene da veri clienti, ma si basa su elementi non pertinenti o decisamente inesatti. Talvolta la piattaforma respinge la richiesta di cancellare le recensioni palesemente infondate. A noi è successo più volte.
Molto meglio sistemi come TheFork (della stessa proprietà di TripAdvisor), che riservano ai soli clienti che hanno prenotato tramite la piattaforma la possibilità di recensire, con credenziali tracciabili e – fondamentale! – con il limite di una sola recensione per prenotazione. È un approccio più serio e credibile.
Trovo invece paradossale che un ristorante non possa nemmeno chiedere di essere rimosso da TripAdvisor o – come nel nostro caso – di azzerare le recensioni ereditate da una gestione precedente, ormai chiusa da oltre dieci anni.
Cascina Ovi non ha mai accettato scambi economici o “proposte di visibilità” da parte di queste piattaforme: questa è stata una scelta precisa, per restare indipendenti senza piegarsi a logiche che nulla hanno a che fare con la qualità reale dell’esperienza gastronomica.
Sono certo che ragionamenti simili siano condivisi da tanti altri colleghi ristoratori: sarebbe utile e opportuno che questa riflessione diventasse sempre più corale e pubblica.
Francesco Rizzo