A tu per tu con Angelo Minoli

Un’intervista esclusiva aspettando la serata di sabato 7 giugno e il concerto dal vivo della sua band a Cascina Ovi.

Angelo Minoli: chi ama la musica lo conosce; chi frequenta Cascina Ovi l’ha già visto, forse, dal vivo: era una serata di fine estate di un paio di anni fa. Una serata che ci è rimasta nel cuore. Il prossimo appuntamento in Cascina con questo musicista – un musicista nato! – è fissato per sabato 7 giugno.

Musicista nato“? Chiediamolo a lui.

Cantanti, musicisti: si nasce o si diventa?
La predisposizione, intesa più come attrazione che come talento, è innata. E attenzione! Questa propensione non va romanticizzata: è come uno sprone continuo, un pungolo che – giorno dopo giorno, attimo dopo attimo – ti spinge a fare musica. Arriva a essere quasi doloroso. È una necessità ineluttabile, come l’appetito: nessuno può vivere senza nutrirsi; qualcuno non può vivere senza suonare, cantare e condividere. La consolazione arriva a questo punto: è questo stesso processo a confortare chi lo conduce.

Una sorta di percorso, dunque: si arriverà mai a un traguardo?
Mi stai chiedendo, in fondo, se sia mai arrivato per me il momento di dire: «Ecco, sono finalmente diventato il musicista che volevo essere». Domanda tosta, che merita una risposta franca: no. E chissà se qualcuno ci arriva mai davvero.

Che cosa senti che, ancora, ti manca?
Anche qui, sarò sintetico: tutto. La stessa nozione di “musicista completo” mi convince poco: chi di noi stima davvero, cambiando contesto, i tuttologi? Nella musica l’inspiegabile mistero del cuore pesa più della tecnica. Ho una voce, una chitarra e i miei limiti: è con tutte queste cose che cerco di toccare il cuore di chi mi ascolta.

È questa consapevolezza che fa di te un musicista esperto?
Ho appena iniziato, anche se suono da quarant’anni.

Torniamo alla metafora del viaggio. Hai tre soli posti disponibili: chi, tra i grandi della musica, porteresti con te in quest’avventura?
Robert Plant dei Led Zeppelin, Jon Bon Jovi e David Lee Roth dei Van Halen.

Un attimo prima di partire, ecco che arriva Axl Rose e chiede di prendere il posto di Bon Jovi: accetti?
Lo amo tantissimo, Axl Rose è uno dei miei eroi assoluti. Ma mi tengo Bon Jovi.

Come comporresti la tua band ideale, con una formazione da sogno?
Alla chitarra ci metterei Jeff Beck, al basso Roger Glover dei Deep Purple e alla batteria Chad Smith dei Red Hot Chili Peppers. Roba da far tremare uno stadio.

Un supergruppo così meriterebbe un capolavoro. Come nasce un tuo brano?
Nasce dal tormento. Scrivo per necessità, non per scelta. È il pungolo di cui prima: a volte sembra una salvezza, altre una condanna. Parto dal testo: a quel punto arriva la musica, come dotata di volontà propria, come un tappeto volante che plana, per raccogliere quelle parole e farle decollare. Capita che questa formula funzioni davvero.

E quando non funziona? Devi “buttare via” del materiale?
Sì, ma attenzione: anche gli scarti fanno parte del processo creativo. Fanno spazio a ciò che deve emergere. Anche ciò che butti via ha un valore: è una questione di significato.

Fatto cento quello che componi, quanto conservi e quanto scarti?
Paradosso apparente: butto via tutto… per conservarlo dentro di me. Perché, in fondo, siamo la somma di tutto ciò che è andato storto. E questo vale anche per le canzoni che scrivo.

Quando interpreti Ulisse a teatro, funziona allo stesso modo?
Altro paradosso apparente: in quella finzione scenica, finisco per essere più vero che nella vita di tutti i giorni. Il teatro è una continua ricerca di verità. Recitando, è impossibile mentire.

Com’è suonare in un posto come Cascina Ovi, dove il pubblico arriva principalmente per cenare, ma poi si fa coinvolgere dalla musica?
È proprio il luogo stimolante in cui io andrei ad ascoltare dei buoni musicisti che suonano dal vivo.


DOVE SIAMO

  • Via Olgia, 11
  • SEGRATE (MI)
  • ITALIA

CASCINA OVI

  • +39 02 213 95 81
  • info(at)cascinaovi(punto)it

ORARIO

  • Ma, Me, Gi, Ve, Sa, Do: 12-30 – 14.30
  • Ma, Me, Gi, Ve, Sa: 19.00 – 23.30

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